Santuario S. Maria Madre della Chiesa Jaddico (Br)

Jaddico è la versione dialettale di Gàllico, che è il nome di una vecchia chiesa di campagna. Una vera e propria chiesa, non un’edicola o una cappella: con tre altari e il campanile, la sacrestia, tutto in regola, ma costruita fuori le mura della città, a circa quattro miglia da Brindisi. Il suo nome, Jaddico, si è esteso col tempo all’intera contrada.

Questo edificio sacro custodisce, come un tesoro in uno scrigno, un moncone di muro al cui centro risalta un affresco raffigurante l’immagine della Beata Vergine Maria che su di un braccio sostiene il Bambino Gesù; sull’altro s’intravede, in un composito di colori sbiaditi, un gallo che sembra essere accarezzato da una mano di Gesù: è ciò che rimane dell’antica chiesa, collocata ai margini della vecchia Via Traiana, unitamente ad alcuni segmenti di colonne barocche a tortiglione con capitello, di cui due sostengono l’attuale “mensa”, ed un terzo è utilizzato oggi come base per l’ambone.

Nel 1700 questa chiesa esisteva già perché viene più volte menzionata nella Cronaca dei Sindaci di Brindisi come una sorta di stazione di posta. Erano tempi in cui si viaggiava a cavallo o a dorso di mulo, o in carrozza, su strade polverose o infangate.  

Qualunque fosse il mezzo di trasporto, i personaggi ecclesiastici più eminenti diretti a Brindisi, prima di entrare in città, si fermavano alla Madonna del Gallico per fare una breve sosta e darsi una ripulita. Qualche volta il comitato dei maggiorenti cittadini veniva qui, a Jaddico, ad accogliere l’ospite.
Non è facile affermare con certezza a quale epoca appartenga la chiesetta distrutta; ma un documento datato 1777 e conservato presso l’Archivio di Stato di Brindisi, apre uno spiraglio sulla sua storia.
Il documento in parola è la copia del Cabreo (a) della Grancia (b) dei Cavalieri dell’Ordine del Santo Sepolcro di Brindisi, da cui si evincono sia l’appartenenza di detta Grancia alla Commenda di Barletta, sia le proprietà da essa possedute, fra le quali è elencata oltre alla chiesa di San Giovanni al Sepolcro, un’altra denominata “Madonna di Gallico”.

Una delle due mappe allegate al Cabreo (catasto, inventario) della Grancia del S. Sepolcro, nella parte in cui figura la “Chiesa di Gallìco con giardinetto”. Da notare che la strada per Ostuni lasciava la chiesa sulla sua destra, mentre ora la lascia sulla sinistra – foto tratta dal “Muro di Jaddico” di D. Amodio Così recita il Cabreo:

“Die 5 mensis maj 1777 Brundusii…il regio Notaro Tommaso Lambino procuratore dell’illustre P. Domenico Russo, attuale Commendatario della commenda (c) di S. Giovanni Battista di Barletta a cui appartiene la Grancia del Santo Sepolcro della città di Brindisi, rivela come la Grancia del S. Sepolcro possiede li seguenti beni in proprietà: … Vi è di appartenenza alla detta Grancia del Santo Sepolcro un’altra Chiesa sotto il titolo della Madonna di Gallico in territorio di questa predetta città, da circa miglia quattro distante dalla medesima nella pubblica strada per cui si va in Ostuni; la detta Chiesa è lamiata, di una mediocre grandezza, con tre Altari ed una casa del Romito, con una cucinetta, e saglie per una scala di pietra ad un astrico dove vi è un fornello per cuocere il pane, ed il Campanile con una picciola campana.
Nel primo Altare vi è il quadro della Madonna di Gallico di pittura a fresco con cristallo e cornice vecchia sopra di cui vi è la testa della stessa Madonna scolpita in Pietra, con cornice mezza indorata, un sgabello vecchio, il recinto dell’altare di tavole vecchie con un pezzo di legno dove si appende la lampada.”

Copia del Cabreo della Grancia del S. Sepolcro della città di Brindisi- foto tratta dal “Muro di Jaddico” di D. Amodio

” Nel secondo altare vi è il quadro del SS. Crocifisso con due altre immagini vecchie, due gradini di tavola vecchia, un sgabello vecchio, la fonte di pietra per acquasanta.Nel terzo altare vi è la mensa con l’immagine di S.Eligio. Vi è dentro l’istessa chiesa un confessionale rustico, otto rami di fiori di talco con quattro candelieri vecchi…….La detta chiesa tiene un piccolo giardinetto attaccato, con vari alberi fruttiferi, pergolato, pozzo e pila di pietra per uso dello stesso Romito, atteso che la Grancia, per detta chiesa, non porta peso alcuno e le messe si celebrano da’ divoti con loro elemosine e da’ medesimi si solennizza la festività di ogni anno dando solamente la Grancia l’uso de’ sagri suppellettili. S’avverte come la Chiesa sotto il titolo di S. Giovanni del S. Sepolcro tiene il cappellano, coll’obbligo di celebrare la Messa in ogni giorno festivo, e tiene anche il peso di far la Festa del giorno 24 giugno in ogni anno colla Messa Cantata, più messe lette e sparo di Mortaretti, tanto nella vigilia, che nel giorno della Festa del Santo…”

Fin qui la descrizione del Cabreo, da cui si evince chiaramente lo stato di degrado in cui versava nel 1777 la Chiesa di Jaddico, o meglio quel che restava della vecchia chiesa.

Altra mappa allegata al Cabreo della Grancia nella parte verso il mare. Da notare le grandi estensioni di terreni macchiosi. La “Torre delle Teste” che è sul mare si chiamava più esattamente “Torre delle Teste di Gallìco”. In questa mappa la chiesa figura con il titolo “della Beata Vergine di Gallìco”

Acclarata, tramite il Cabreo, l’appartenenza della Chiesa di Gallico all’Ordine del Santo Sepolcro, occorre determinarne la datazione: a questo punto si entra nel campo delle ipotesi.
Durante il periodo delle crociate (1096-1291), il porto di Brindisi divenne testa di ponte per la Terra Santa ed il porto più frequentato sia dai crociati combattenti, sia dai pellegrini che si recavano in quei luoghi sacri fino al periodo in cui tali luoghi restarono possedimento dei cristiani.
La costruzione, da parte dei Cavalieri del Santo Sepolcro, di chiese ad uso dei crociati e dei numerosi pellegrini in transito per la Terra Santa rientrava nello schema generale dell’attività crociata nel periodo che andò dal 1096 al 1291, anno in cui, caduto l’ultimo baluardo cristiano di San Giovanni d’Acri e cessato il transito dei pellegrini, le chiese del Santo Sepolcro divennero esuberanti per numero. Inoltre, nel 1312 il patrimonio di chiese del Santo Sepolcro si trovò arricchito anche di quelle dell’Ordine dei Templari (dopo la soppressione dell’Ordine). E’ da escludere, pertanto, che i Cavalieri pensassero ad erigere nuove chiese e che, di conseguenza, la Chiesa della Madonna di Gallico potesse essere posteriore a tale data. Ma, vuoi che derivi direttamente dai Cavalieri del Santo Sepolcro, vuoi che sia stata da questi ereditata dai Templari che giunsero in Brindisi prima dei Gerosolimitani, si può certamente affermare che la Chiesa di Gallico è stata costruita durante il periodo delle crociate (1096 -1291): parrebbe, infatti, secondo il disegno riportato sulla mappa del Cabreo, che essa fosse di forma circolare e solo i Templari costruivano chiese di tale forma, a somiglianza del “Tempio” di Gerusalemme.

Inoltre, la presenza in essa di un altare dedicato a S. Eligio, sembra confermare ancora una volta, l’epoca di costruzione della chiesa: Eligio, infatti, era un nome sconosciuto all’onomastica brindisina; prima dell’arrivo dei francesi, non si riscontra nel “Codice Diplomatico Brindisino” nessun Eligio che abbia stipulato o sia stato nominato in un qualsivoglia atto pubblico; né è mai esistita una chiesa dedicata a S. Eligio. Soltanto in un testamento del 1322, dopo l’arrivo dei francesi di Carlo 1° d’Angiò è citata una chiesa (andata distrutta nella seconda metà del ‘500) e che era intitolata al Santo.
Il culto di S. Eligio, quindi, è stato introdotto in Italia dai francesi d’Angiò ed è diventato desueto al termine del loro regno: pertanto la presenza in Brindisi di una chiesa con un altare dedicato a S. Eligio non può che risalire all’epoca in cui tale santo poteva ricevere quel culto.
Per quanto concerne l’appellativo “Jaddico” dato alla chiesa, l’ipotesi più accredidata è proprio legata al culto di S.Eligio, un santo francese, gallico; pertanto la dizione “Madonna di Gallico” potrebbe derivare dalla contrazione del titolo “Madonna di S.Eligio il Gallico”.

Busto di S. Eligio esposto nella chiesa Ave Maris Stella di Brindisi- foto tratta dal “Muro di Jaddico” di D. Amodio

Intorno al rudere della vecchia chiesa, abbandonato per moltissimo tempo e soggetto alle intemperie, intorno a quel “muro, che chissà quanti secoli di pioggia battente aveva flagellato… e quanti lugli ed agosti di solleone ne avevano cotto la malta e le pietre… a quell’immagine della madonna… che teneva in piedi quel mozzicone di muro; quell’immagine che né l’acqua, né il sole, né il gelo, né il tempo erano riusciti a scancellare” [ A. Roma – Duecento pagine di storia brindisina – Edizioni Brindisine 1968 pag. 32], intorno a quell’immagine divenuta bersaglio dei cacciatori che provavano i loro fucili, fu costruita, negli anni 1963/1965, l’attuale chiesa, ad opera del vigile urbano Teodoro d’Amici e di un limitato numero di fedeli, i primi ” Servi della Madonna”.

Foto tratta dall’archivio della fototeca Briamo
presso Bibl. Arcivescovile A. De Leo

Breve storia dei fatti che interessarono la chiesa della Madonna di Jaddico dal 15 agosto 1962 al 27 maggio 1963, raccontata dal prof. A. Dal Sordo (sintesi)

Il 12 di agosto 1962, il vigile urbano Teodoro D’Amici ripensa al sogno fatto nella notte: si trovava a Jaddico di fronte ad un muro avanzo di un’antica chiesa, su di esso è visibile uno sbiadito affresco della Madonna che stringe il bambino Gesù. Una voce femminile lo invita a recarsi a Jaddico alla mezzanotte fra il 14 e il 15 con fiori e ceri.
Il giorno successivo il sogno si ripete e allora decide di andare, in compagnia del suo amico e  inquilino a cui ha raccontato tutto. Infatti, alle 23 del 14 agosto, dopo aver acquistato ceri e fiori i due si recano alla contrada Jaddico.  Fermata l’auto sul ciglio della strada il D’Amici supera il fossato profondo circa tre metri e si addentra nella macchia dove, trovato il muro deposita fiori e ceri.
La notte del 20 agosto ha un’altra visione e parla nel sonno: “Madonna mia, vuoi che ti porti ancora dei fiori?…Va bene…Te li porterò..”. Questa volta però si reca a Jaddico con la moglie perché l’amico non può accompagnarlo e qui accade che,  mentre stava deponendo i fiori, il rudere si illumina per alcuni minuti di una luce argentea, fortissima. Ritornato alla macchina dà sfogo alla propria emozione piombando in un pianto dirotto. E’ la prima illuminazione.
D’Amici e la moglie ne parlano ai parenti più stretti e la notte del  27 agosto si ripete lo stesso fenomeno davanti ai familiari e qualche amico.

Il 6 settembre nel sogno la Madonna chiede di costruirle una chiesa (Ho tanto freddo, coprimi).

Una suggestiva immagine di Teodoro D’Amici in preghiera sulla neve davanti al muro diroccato di Jaddico nell’inverno 1963 – foto tratta dal “Muro di Jaddico” di D. Amodio

Video testimonianza di Alberto del Sordo

Pellegrini in preghiera davanti al muro.

Madonna di Jaddico Brindisi

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